È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!

Prova
Locations of Site Visitors
Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

Ho lavorato per la nipote dell'amante del duce e non lo sapevo...

Ultimo Aggiornamento: 15/07/2017 12:46
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 2.588
Sesso: Femminile
13/07/2017 19:30
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

sono rimasta molto delusa dai parallelismi tra lei e la nonna, spero solo superfficiali...

La nonna donna molto bella, dell'alta borghesia, acculturata, affascinante da far perdere la testa al duce pure se aveva gia' una moglie...

L'amante era pure ebrea ma per convenienza si adattava a promuovere il cristianesimo, e sotto sotto, invece spingeva la sua razza prediletta da dio, come la super razza superiore alle altre razze che se pero' mettono in atto gli stessi stermini bilici che per prima innescarono gli ebrei/crisitani/musulmani della vecchia bibbia comune a tutti e tre i credi in seguito divisi e rivali per territori risorse e schiavi umani, se altri a rotazione promuovono gli stessi stermini verso la super razza rpediletta da questo o quel dio, allora non va piu' bene e diventano solo loro i martiri, non quelli che hanno subito per primi gli stermini biblici in nome del loro Dio schiavista/massacratore/dittatore/razzista che annienta e distrutte gli avversari e quelli che non vogliono convertirsi promuovendo la schiavitu' degli umani, quando usa lui stesso ex schiavi che diventano i peggiori schiavisti in assoluto e davvero le religioni non hanno senso se si una un minimo di coerenza/intelligenza propria....sono state strumenti di morte e distruzione genocidi di intere colonie di umani massacrate a rotazione tutto in nome di queste divinita' dai tanti nomi storie leggende tutte provenienti dalle stesse radici non certo divine...

Forse ippolita tenne nascoste quelle lettere di sua nonna per paura di come sarebbe stata giudicata lei, diventata compagna sinistra, e mi chiedo sse per convenienza come sua nonna che pure se ebrea, onorava la statua del cristo ed il cristianesimo forse per avere tanti simpatizzanti non lo so, oppure lo abbia fatto o per vocazione...anche ippolita si era sposata con un uomo potente e con un figlio e non so se era stato sposato alla mamma di quel figlio o se ne aveva altri...il figliastro, se ricordo bene, m sembra pure che si era invaghito di lei, o forse era uno dei figli di valentino, non ricordo bene chi era il giovanotto che le faceva la corte e che non avrebbe dovuto farla ad una donna del genere...

Di viso pure assomigliava a sua nonna, il carattere pero' era dolce, umano, ed era una delle migliori persone della crema vip che avevo incontrato e non penso che di carattere aveva preso della nonna, c'erano solo alcune coincidenze e parallelismi delle sue scelte simili a quelle della nonna ma non penso che dentro siano state uguali...per lo meno lo spero...

Non mi sembra che l'amante del duce, si sacrifico' per lui, anzi, quando vide le brutte fuggi' per salvarsi la pelle, mentre una sua vera compagna, trovo' la morte con lui...

donne furbe, calcolatrici, strumentalizzatrici di situazioni/uomini potenti, acculturate ed assetate di protagonismo, ricchezza, fama, potenza, prestigio e di successo che creano sfruttando questi sistemi e tutti gli altri attrono o sono solo coincidenze?





OFFLINE
Post: 2.588
Sesso: Femminile
13/07/2017 19:35
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

che delusione la nonna di Ippolita, venduta al potere, strumentalizzatrice di persone e situazioni per i propri tornaconti personali, una ebrea che promuove lo sterminio dei popoli dell' abbissinia e poi si lamenta se altri perseguitano lei che si mette con un potente uomo già sposato e la cultura/religione, diventano con il sesso, strumenti potenti per appagare i propri egoismi e depravazione e solo perché acculturata e dell'alta societa, viene scagionata da tutto quello che ha fatto? Una ebrea venduta alla religione cristiana per copertura e convenienza e che cova la promozione della sua super razza prediletta da dio, non è donna da ammirare di viso assomiglia un poco a sua nipote, anche lei aveva sposato un uomo potente che aveva moglie e figli se rivordo bene ed era anche bella e sicuramente più giovane della moglie del marito, come lo era anche maria delfina ricca bella giovane benestante e tirchia_sfruttatrice con il beneplacido del marito valentino parlato,, di poveracci italiani......strane coincidenze di queste donne emancipate acculturate e coinvolte in politiche sinistre che io non capisco bene e approvo molto....come
fanno a diventare ricche ed a vivere nella crema della società proclamando di essere compagne sinistre???Misteri della cultura esteriore... ...

www.atuttadestra.net/index.php/archives/332879
OFFLINE
Post: 2.588
Sesso: Femminile
13/07/2017 19:35
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

Pubblicato il: 2 febbraio 2017 alle 8:10 pm



Margherita Sarfatti, la vera moglie di Benito Mussolini (Pietrangelo Buttafuoco)


 




sarfatti margheritaLa vera moglie di Mussolini fu Margherita Frassini coniugata Sarfatti. Donna Rachele, invece, fu solo la sposa di Benito. Quando capitò il cortocircuito – lui in ospedale, ferito in guerra – la signora Mussolini, al capezzale, all’arrivo della Sarfatti si alzò e rovinò in un ruggito: “Vado io a ricevere questa tua moglie”. È una che nasce ogni mattina, Sarfatti, La regina dell’arte nell’Italia fascista, come recita il titolo del saggio di Rachele Ferrario, critica d’arte (edizioni Mondadori). Non ha la corona in testa, ha l’allure. E in quel DUX – il best seller di Sarfatti, pubblicato negli Usa, e che fece del Capo del Fascismo una celebrità mondiale – non fu solo l’autrice ma la protagonista.

Le pagine del libro – un successo ovunque, tradotto perfino in giapponese e in turco – sono più l’autobiografia di lei che l’agiografia di lui. E la storia d’amore che ne traspare, con gli occhi di oggi, diventa presagio di tragedia e solitudine. Il destino proprio “degli esseri che si concludono in un fallimento”. Lei è veneziana ed è ebrea. E la più internazionale tra gli italiani e ama un uomo che così dice di se stesso: “Sono in cerca del buon senso. E voglio ucciderlo”. Lui – figlio del fabbro, dagli occhiacci rivoluzionari – ama una donna la cui brama ultima, vergata nel testamento, è risolta in una sola richiesta: un pugnale che possa, confermandola nella morte, trafiggerle il cuore prima di essere sepolta.

Alta, sottile, collo di cigno, abito azzurro chiaro e mantello di ermellino Margherita è quella che Irene Brin – la più charmant tra le firme del giornalismo – descrive nella “bellezza candida e dorata trionfante sul finire del secolo scorso”. Lui – magro, contadino, testa calda – per dirla con le parole di Anna Kuliscioff, anarchica e fondatrice del partito socialista, “l’è un poetino che ha letto Nietzsche”.

Sarà Cesare Sarfatti, il marito di lei, ad accorgersi della qualità speciale di quel rivoluzionario di Predappio: “Segnati questo Mussolini”, scrive in un biglietto a Margherita, “sarà il prossimo uomo”. Lui diventerà Mussolini grazie a lei. Sarà, infatti, Margherita, il pigmalione del fondatore del fascismo. Gli insegnerà il mondo, l’arte e la disinvoltura in un’epoca dove il pappagallo sul pugno della marchesa Luisa Casati, acconciata da Léon Bakst, va a concludersi in trincea (non senza avere avuto, a modo di sipario, un ventaglio di lunghe piume d’aquila).

Sarà lei, nel frattempo che donna Rachele resterà socialista, ad accompagnarlo verso il fascismo e sarà di certo lei – e Ferrario lo spiega bene in questo libro – a imporre la novità ideologica nella fornace novecentesca. Quel che per il comunismo è l’utopia – il compimento della dittatura del proletariato – per il fascismo, come atto rivoluzionario, è l’avanguardia.

Il “piccolo mondo antico” (Antonio Fogazzaro è una figura centrale della formazione di Margherita) diventa la “grande metropoli contemporanea” ed è lei a essere presente quando il 31 ottobre 1932, a Roma, Guglielmo Marconi, schiacciando un pulsante, accende di luce la gigantesca statua del Cristo nella baia di Rio de Janeiro.

 


E sarà lei, ebrea, a vivere per intero la tragedia della guerra. Perseguitata pure lei quando ancora – separati dal loro stesso destino, “tutto passa” – a lui dirà ancora: “Grazie, amore, di quella tristezza”.

Il Fatto quotidiano, 4 novembre 2015

fonte: http://salvatoreloleggio.blogspot.it/2017/01/margherita-sarfatti-la-vera-moglie-di.html


OFFLINE
Post: 2.588
Sesso: Femminile
13/07/2017 19:39
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

02/02/2014 09:30


Margherita Sarfatti, amica e confidente del Duce


Scrittrice di successo, è una delle figure femminili più importanti nella vita di Benito Mussolini



Margherita Sarfatti, amica e confidente del Duce



Una straordinaria mole di documenti provenienti dal suo 'archivio segreto' viene alla luce, svelando aspetti inediti e insospettabili




Margherita Sarfatti  è un personaggio interessante sotto il profilo culturale, per essere stata scrittrice di successo, nota soprattutto però per essere stata una delle amanti più 'longeve' di Benito Mussolini. Addirittura, per lo storico Roberto Festorazzi sarebbe 'la donna che creò Mussolini'. Festorazzi, che probabilmente è - a buon titolo - un grande estimatore della Sarfatti, si spinge però un po' troppo in là. Certamente Margherita Sarfatti è, nella vita di Mussolini, un personaggio che ha il suo peso. Dire che 'lo creò' è un  po' troppo.  Tuttavia è abbastanza interessante il lavoro di Festorazzi apparso di recente sul quotidiano Libero, a puntate, dal titolo 'Il Fascismo svelato'.


Lo speciale di Festorazzi è dedicato allo sterminato archivio della Sarfatti, acquisito dal Mart di Rovereto (Museo d'Arte Moderna e Contemporanea di trento e Rovereto) e composto di documenti inediti che attestano l'influenza sul Duce dell'intellettuale che condivise con lui il letto oltre che la politica. Festorazzi riferisce che questi documenti, acquisiti dal Mart nel 2009, sono stati di recente  riordinati e classificati. Non ci sono, però,  le lettere che Mussolini scrisse a Margherita, i cui eredi negano di sapere dove possano essere finite e che la stessa Sarfatti pare avesse intenzione di pubblicare nel '48.


Il materiale di cui Festorazzi fa un resoconto in anteprima è davvero moltissimo e, come sempre, qui bisognerà tentare di fare un ritratto operando di sintesi. Dunque cominceremo col dire che la Sarfatti, innanzitutto, è una scrittrice ed una fine intellettuale, che 'aveva accreditato - scrive ancora Festorazzi  - il nascente movimento delle camicie nere presso le élite nazionali'. 


Il 27 ottobre 1922 Mussolini è a teatro con lei, quando sente picchiare forte alla porta del suo palco. 'Direttore - dice un giovane redattore del Popolo d'Italia - hanno telefonato, l'azione è cominciata'. Mussolini è calmo, quando lascia la commedia francese a cui sta assistendo e dice alla Sarfatti: 'Ci siamo. Addio, signora'.


La Sarfatti fa una descrizione delle camicie nere che sfilano per Roma che merita di essere riportata: 'tra canti, gagliardetti e acclamazioni la fiumana allaga a ondate fitte, regolari, il bacino marmoreo di piazza del Popolo. Solo l'obelisco, che in Roma stessa è antico, emerge; ma gli scalini della base scompaiono nella marea di giovinezza. Alle quindici squillan le trombe, sventolano le insegne. Benito Mussolini si pone alla testa delle squadre, che sfilano incolonnate... innanzi alla salma del Milite Ignoto, in Piazza Venezia, piegando reverenti il ginocchio al simbolo del sacrificio  ... Il Re guarda il flutto delle camicie nere scorrere, scorrere instancabilmente, tripudiando alalà ...'.


Quando viene letteralmente messa alla porta da Mussolini, ha il buon gusto di non fare sceneggiate isteriche. Qualcuno chiederà a Quinto Navarra, usciere di Palazzo Venezia,  quale sia stato l'ordine  più sgradevole impartitogli dal Duce, e l'uomo risponderà prontamente : 'Quello di annunciare alla signora Margherita Sarfatti, dopo due ore di anticamera, che il Duce non l'avrebbe ricevuta'.


Ma Benito cambia idea facilmente e sono ben noti i suoi ritorni di fiamma e le sua 'divagazioni' intime, che tanto fanno infuriare Rachele.


Del 1925 è una vera e propria rarità letteraria quella di cui riferisce ancora Festorazzi nello speciale di Libero: 'la coppia di amanti ... escogitò un curioso passatempo, un vero e proprio 'divertissement' letterario ... iniziarono a redigere, a quattro mani, un 'elenco alfabetico di luoghi comuni' ...da giornalisti, ma ancor più in qualità di accaniti lettori di quotidiani, Margherita e Benito avevano  in uggia una quantità di banalità, di insulsaggini, di frasi fatte, di retoriche quanto bolse aggettivazioni, che avrebbero volentieri eliminato dalla faccia della terra'. Qualche esempio: 'la valle è di lagrime, la voce è argentina, la zitellona è inacidita', ma anche 'l'alalà è potente, i destini dell'Italia sono immancabili, il discorso del Duce è poderoso'. Tra i romanzi di Margherita, di sicuro interesse è 'Dux', proprio del 1925. Le curiosità che questi archivi così di recente tornati alla luce nascondono sono qualcosa di meraviglioso, la loro analisi è però destinata ad altra sede.


emoriconi@ilgiornaleditalia.org



OFFLINE
Post: 2.588
Sesso: Femminile
13/07/2017 19:44
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

Margherita Sarfatti, la «brutta» che sedusse l'Italia del Duce





Margherita è destinata per modi, studi, e intelligenza a diventare una delle donne più importanti del suo tempo









 




 






Adolfo Wildt la scolpisce nel bianco del marmo, idealizzandone l'ovale. Eppure non si può dire che sia bella.








 









 







Men Don't Need Viagra If They Do This (Once Daily) 'Kills' ED






This Pill Will Keep You Up All Night



Ads by


 








 

Neanche nel ritratto che le dedicò l'amico Mario Sironi risplende per venustà. Veneziana di famiglia ebrea ricca, i Grassini, in seguito Sarfatti (avendo sposato Cesare, rampollo di altrettanta nobile schiatta lagunare), Margherita è però destinata per modi, studi, e intelligenza a diventare una delle donne più importanti del suo tempo.


Amica, amante, mallevadrice, e biografa di Benito Mussolini (Dux del 1925 fu best seller internazionale) avrà un ruolo fondamentale nella cultura e propaganda fascista. Ospite straordinaria, nel suo salotto - a Milano e poi a Roma - passeranno tutti i più importanti intellettuali e artisti dell'epoca; giornalista impegnata, dapprima socialista, amica e rivale della Kuliscioff, poi fascista collaboratrice del Popolo d'Italia e direttrice di Gerarchia (fino al 1934), fu scrittrice, mecenate e critica d'arte. A lei si deve, in opposizione agli eccessi e alle sperimentazioni delle avanguardie e del Futurismo, la creazione del gruppo Novecento (Sironi, Funi, Dudevrille, Bucci, Malerba, Marussing, Oppi) che interpreta, dal 1922, quel ritorno all'ordine e alla classicità che in seguito sarà bollato, e sminuito, in quanto arte di regime.


Quella della Sarfatti fu una vita sopra le righe, per certi versi tragica (dalla prematura morte del figlio Roberto durante la prima Guerra mondiale, all'esilio in Sudamerica nel 1938), piena di contraddizioni, eccessi, desideri, incontri e scontri, che ora viene tracciata in modo definitivo da Rachele Ferrario in un tomo denso e pieno di notizie che ne incastona la figura nelle temperie dell'epoca (Margherita Sarfatti. La regina dell'arte nell'Italia fascista, Mondadori, pagg. 404, euro 25). Innanzitutto, il rapporto con Mussolini: un rapporto di amicizia, amore, passione sfrenata, infine di sofferta indifferenza. Il Duce, arrivato al potere, cercò quasi subito di sbarazzarsi dell'ingombrante amante che, anni dopo, fu costretta a fuggire dall'Italia quando il regime appoggiò le politiche razziste del Nazismo.


Secondo, l'adesione al Fascismo: da socialista Margherita seguì Mussolini nella cavalcata al potere (fin dalla marcia su Roma), divenne un'interprete fidata del nuovo corso, ebbe incarichi e prestigio, sebbene osteggiata dall'intellighenzia, cercò fino all'ultimo in tutti i modi lei filo americana di impedire l'alleanza con la Germania hitleriana. Terzo, il lavoro nel campo dell'arte e della cultura: da Boccioni (con cui intratterrà un rapporto d'amorosi sensi) a Marinetti, da Carrà a De Chirico, da D'Annunzio a Marconi, la Sarfatti è l'epicentro vitalistico di una grande, forse irripetibile, stagione culturale. Rientrata in Italia nel 1947, ormai sessantasettenne, vivrà gli ultimi anni lontano dai riflettori, scontando la diffidenza spesso anche di chi in passato aveva aiutato, evitando di parlare di politica, preferendo la letteratura, intrattenendo rapporti con pochi vecchi amici, tra cui Bernard Berenson, fino alla morte avvenuta nel 1961.






OFFLINE
Post: 2.588
Sesso: Femminile
13/07/2017 20:23
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

Storie pompate a dismisura, troie benestanti acculturate promosse come eroine e davvero la cultura ha creato un ramo di gente ipocrita, fala calcolatrice folle nascosta dietro le maschere della cultura/religione e falso perbenismo dei politicanti???...

'Sono orgogliosa di te, questo; ma per quello che sei, non per quello che appari. Sono orgogliosa di te sino al fanatismo e sino alla pazzia, ma per il tuo valore intrinseco, non per il feticismo che di te ha la folla''.

''Adorato, adorato, adorato: farò quello che tu vorrai. Sono tua. Tu non mi chiedere cosa che non sia compatibile con la mia dignità e il mio dovere, e con i diritti sacri, inviolabili, che altri esseri adorati, usciti da me, hanno su di me''.

''Caro amico, la serie di scenate assurde, ignobili indegne, ma sopratutto idiote avvenute stasera mi ha lasciato perplessa, esasperata, disperata ma anche pensosa. Ho passato cinque dico bene 5 ore in casa vostra con qual vantaggio del mio decoro e della mia dignità; taciamone: per ottenere di essere torturata con una serie di martirii stravaganti raffinati complicati; uno più inaspettato e immeritato e più fantastico dell'altro. Voi naturalmente ve ne infischiate: i dolori che voi causate agli altri son molto facili a sopportare. Da voi. Vi prego di non venirmi a prendere per colazione, ma di fissarmi un appuntamento per qualche ora a Palazzo Chigi o al mio albergo, a vostra scelta''.

''Sono stanca di amarti, stanca che tu ti faccia del mio amore un tappeto per calpestarlo. Tu sei un uomo estremamente sensitivo, ma fortissimo e, come tutti gli impetuosi, ''dai furori'' e dopo ti passa. Io no. Io sono una natura lenta, una natura ''per di dentro''. Penetra a piano e senza reazioni esteriori apparenti in me il dolore, l'angoscia, la ribellione stessa; ma ahimè! penetrano a fondo, mi lasciano rotta, spezzata, con l'anima in pezzi, amara sino alla nausea e alla morte''.

-------
Da ADNKRONOS

Le lettere delineano un percorso in crescendo, dalle iniziali ritrosie fino alle scenate di gelosia, in una relazione considerata stabile e profonda. Margherita e Benito si erano conosciuti a Milano nel 1912, nei salotti che lei frequentava con disinvoltura e lui con assoluta goffezza e malcelato imbarazzo. Le lettere sentimentali che andranno all’asta rappresentano lo spaccato di una passione vorticosa.

Tra le missive della Sarfatti compare anche quello che puo’ essere considerato l’atto di nascita della loro relazione: ”Benito mio, mio adorato. E’ la mattina del 1 gennaio 1923. Voglio scrivere questa data per la prima volta in un foglio diretto a te, come una consacrazione e una dedicatoria. Benito mio adorato. Sono, saro’, sempre, per sempre tutta, di piu’ tua. Tua”.

In un’altra lettera successiva, Margherita si sente parte della ”milizia palese e segreta” di Mussolini, giurandogli di essere sua ”amica, donna, sposa”: ”mi giurai a te, signore e sposo, capo e amante; con fedelta’ assoluta e devozione di partigiani, di italiana, di cittadina, di madre, e di amante”. ”Sono orgogliosa di te, questo; ma per quello che sei, non per quello che appari. Sono orgogliosa di te sino al fanatismo e sino alla pazzia, ma per il tuo valore intrinseco, non per il feticismo che di te ha la folla”, aggiungeva Sarfatti.

Ma il tono delle lettere non e’ sempre cosi’ trasognato e idilliaco, a volte si passa all’accusa piu’ diretta: ”Le tue divine stregonerie mi hanno fatto brulicare il sangue di uno strano fermento”. Allusione a qualche genere di droga? ”Adorato, adorato, adorato: faro’ quello che tu vorrai. Sono tua. Tu non mi chiedere cosa che non sia compatibile con la mia dignita’ e il mio dovere, e con i diritti sacri, inviolabili, che altri esseri adorati, usciti da me, hanno su di me”. A quale richiesta ”immorale” si riferisce Margherita? Quale affronto alla sua dignita’ di donna e di madre stava per esserle perpetrato?

Qualcosa si scopre leggendo la missiva datata 30 gennaio 1923: ”Caro amico, la serie di scenate assurde, ignobili indegne, ma sopratutto idiote avvenute stasera mi ha lasciato perplessa, esasperata, disperata ma anche pensosa. Ho passato cinque dico bene 5 ore in casa vostra con qual vantaggio del mio decoro e della mia dignita’; taciamone: per ottenere di essere torturata con una serie di martirii stravaganti raffinati complicati; uno piu’ inaspettato e immeritato e piu’ fantastico dell’altro. Voi naturalmente ve ne infischiate: i dolori che voi causate agli altri son molto facili a sopportare. Da voi. Vi prego di non venirmi a prendere per colazione, ma di fissarmi un appuntamento per qualche ora a Palazzo Chigi o al mio albergo, a vostra scelta”.

Ma la lettera piu’ sentita e drammatica di Margherita, di ben 28 pagine, raccoglie il senso disperato e vano dell’amore con Mussolini: ”Sono stanca di amarti, stanca che tu ti faccia del mio amore un tappeto per calpestarlo. Tu sei un uomo estremamente sensitivo, ma fortissimo e, come tutti gli impetuosi, ”dai furori” e dopo ti passa. Io no. Io sono una natura lenta, una natura ”per di dentro”. Penetra a piano e senza reazioni esteriori apparenti in me il dolore, l’angoscia, la ribellione stessa; ma ahime’! penetrano a fondo, mi lasciano rotta, spezzata, con l’anima in pezzi, amara sino alla nausea e alla morte”.

Piu’ avanti la scrittrice accusa Benito di non rispettarla nemmeno in campo artistico, dove il suo indiscusso parere critico risultava per tutti di massima autorevolezza: ”Bella figura idiota ci hai fatto ad andare in pompa magna da quell’idiota di Bettinelli, il piu’ falso, cretino retorico pittore di Milano, e il piu’ ignoto degli ignoti. L’amore coniugale e famigliare sono bellissime cose per un privato, ma avresti potuto ricordarti che quando si e’ a Capo del Governo, le proprie espansioni ammirative devono essere dettate anche da criteri meno personali e piu’ severi. E poi parli di me!” Il congedo del loro amore, che non sara’ prima del 1938 a seguito delle leggi razziali, non e’ ancora nell’aria; sono ancora scaramucce tra innamorati, che si muovono tra perenni alti e bassi nello scenario di una vita vissuta davvero intensamente.

Inserito su www.storiainrete.com l’8 giugno 2009
=======
Nasce Margherita Sarfatti, scrittrice e appassionata d’arte. Nel 1909, diventa direttrice della rubrica d’arte dell' “Avanti!”. Nel 1922 fonda con galleristi e artisti (tra cui Mario Sironi) il “Gruppo del Novecento”. Iscritta al Partito Socialista, la Sarfatti conosce, nel 1912, Benito Mussolini con il quale ha, inizialmente, un rapporto conflittuale, progressivamente trasformatosi in un legame affettivo profondo. Nel 1926 ne scrive la biografia nel libro dal titolo “Dux”. Costretta a lasciare l’Italia a causa delle leggi razziali, vi farà ritorno solo nel 1947. Morira’ nel 1961.

==
Margherita Sarfatti, la mecenate ebrea amante del Duce
09/02/2013 di Matteo Anastasi

Facebook Twitter Google+ LinkedIn Email

«La missione delle donne è una sola: quella di far figli, molti figli, per dare soldati alla Patria»; «la maternità sta alla guerra come la guerra sta all’uomo»; «la Patria si serve anche spazzando la propria casa». Durante il Ventennio, questi e altri moniti del medesimo tenore erano facilmente visibili sui muri delle città, sulle facciate delle case – in specie di campagna – e persino sulle copertine dei quaderni che le «piccole italiane» adoperavano a scuola. Il messaggio era chiaro: la politica, la guerra e le mansioni di rilievo ai «virili uomini fascisti»; il focolare alle donne.

Tuttavia, nonostante questo acceso e ostentato maschilismo, anche l’universo fascista ebbe le sue stelle femminili. In Inghilterra Diana Mitford sposò Sir Oswald Mosley, fondatore e leader della British Union of Fascists, e ne approvò a tal punto le simpatie nazionalsocialiste che il loro matrimonio, nel 1936, si tenne a Berlino nell’abitazione di Joseph Goebbels e alla presenza di Adolf Hitler. Mai pentita, la Mitford morì, nazista, nell’agosto 2003.

Anche il regime mussoliniano ebbe la sua suffragetta: si chiamava Margherita Sarfatti. Con tutta probabilità il personaggio femminile di maggior rilievo del fascismo italiano, questa elegantissima signora milanese conobbe Mussolini nel suo salotto di corso Venezia, dove era solita ospitare i migliori intellettuali, pittori e scultori italiani del primo dopoguerra. All’anagrafe Margherita Grassini, era nata nel 1880 da una ricchissima famiglia d’origine ebraica, assumendo il cognome Sarfatti dopo le nozze con l’avvocato e militante socialista Cesare Sarfatti. Capace scrittrice, fine intenditrice d’arte, dotata di notevole carisma, la Sarfatti non fu soltanto – per molti anni – l’amante del Duce, la sua confidente, la sua maestra di bon ton, l’arredatrice della sua prima casa romana. Fu anche il suo agente letterario per la stampa anglosassone e, forse – ipotizza Sergio Romano – «l’autrice discreta dell’autobiografia [di Mussolini] che apparve in inglese nel 1928». I tempi non erano ancora maturi per un incarico governativo ma, nell’Italia fascista – sino alla fine degli anni Venti – Margherita Sarfatti svolse un ruolo da vero e proprio “ministro delle Arti”. I suoi amici pittori e scultori – da Carlo Carrà ad Arturo Martini, da Mario Sironi a Piero Marusso – venivano da orientamenti artistici eterogenei e insieme non formavano una “scuola“. Ciononostante la Sarfatti comprese la possibilità di dare una rappresentanza estetica al regime e, nel 1923, espose le loro opere nell’ambito di una sfarzosa e apprezzata mostra alla Galleria Pesaro di Milano. Diede a questo gruppo di artisti il nome “Novecento” e insistette, con successo, affinché la mostra fosse inaugurata in prima persona da Mussolini, per il quale scrisse un breve discorso in cui il presidente del Consiglio si atteggiava a protettore delle arti, pur precisando: «è lungi da me l’idea di incoraggiare qualche cosa che possa assomigliare all’arte di Stato».

Da lì in avanti Margherita Sarfatti ebbe una luminosa carriera pubblica. Partecipò con Arnaldo Mussolini, fratello del Duce, alla Commissione per l’alfabetizzazione e istituì un festival del libro; organizzò alla Permanente di Milano la prima mostra annuale del Novecento; spostò a Milano la rassegna di Monza per le arti decorative e ne fece un evento triennale, aperto alle espressioni della nuova architettura e del design industriale. E a Roma, quando si trasferì con Mussolini nella capitale, inaugurò un salotto presto frequentato dall’alta società italiana dell’epoca. Settimanalmente erano suoi ospiti l’attrice Marta Abba, i pittori Massimo Campigli e Arturo Tosi, il musicista Alfredo Casella, lo scienziato Guglielmo Marconi, gli scrittori Corrado Alvaro, Curzio Malaparte e Alberto Moravia. Tanto successo finì per suscitare le invidie dei “maschi” del regime, dal ras di Cremona Roberto Farinacci al fondatore del Futurismo Filippo Tommaso Marinetti. Dopo qualche anno Mussolini, nel pieno della sua “sindrome da Enrico VIII” – della quale sarebbero state vittime svariate altre donne, da Ida Dalser a Claretta Petacci – si stancò di lei e affidò ad altri, Bottai e Ojetti su tutti, il ruolo di plenipotenziari delle arti. A questo punto, nonostante la conversione al cattolicesimo, l’”Anna Bolena” Margherita Sarfatti, cominciò a essere vittima, soprattutto nella stampa manovrata da Farinacci, di provocazioni antisemite. Alla fine del 1938 lasciò l’Italia per l’Argentina. Rientrò nel 1947, continuando la sua attività di mecenate fino alla morte, che la colse nella sua casa lombarda di Cavallasca – ai piedi del monte Sasso – nel 1961
===
qui le cazzate nucleari dei galleggioni professionisti sinistri

IL LIBRO – Questa biografia di Margherita Sarfatti, letterata di origini ebree veneziane, amante e consigliera politica di Mussolini, si basa su una duplice inedita documentazione: il memoriale autobiografico, retrospettivo e autocritico intitolato My Fault, scritto dalla Sarfatti in lingua inglese nel 1943-44, e le carte dell’archivio privato del barone Werner von der Schulenburg, soprattutto il dossier “Papen Kreis”.

Il libro restituisce alla Sarfatti tutta la sua dimensione di intellettuale mitteleuropea e di figura femminile intrigante e polimorfa, capace sia di garantire al Duce appoggi nell’alta finanza, sia di fornire di lui un’immagine rassicurante all’estero e negli ambienti delle élite culturali. Rivela anche il ruolo da lei svolto, a livello internazionale, nella seconda metà del 1933, per favorire una successione a Hitler alla cancelleria di Berlino.

Infine l’inedito My Fault ci restituisce anche l’esatta figura umana e psicologica di Mussolini e ci rivela aspetti ed episodi della sua vita finora sconosciuti, come, ad esempio, quello della sifilide da lui contratta in gioventù o del precoce, e sembra temporaneo, consumo di cocaina.

DAL TESTO – “Tra il 1928 e il 1929 Margherita Sarfatti si accostò alla religione cattolica. Nonostante questa conversione sia data ormai per assodata dagli storici, più complicato è invece il discorso che riguarda il suo battesimo. Lo scrittore Sergio Marzorati, nel dopoguerra amico della Sarfatti, ritiene che l'amante del Duce avesse ricevuto il sacramento di iniziazione alla fede cristiana da padre Pietro Tacchi Venturi, gesuita e confessore ufficiale di Mussolini. Dopo la svolta della politica concordataria, infatti, l'autocrate di Predappio aveva deciso di procedere a un lifting d'immagine, sposando il regime con l'altare. La confessionalizzazione del fascismo, naturalmente, procedette sotto la spinta della ragion di Stato e anche Margherita Sarfatti volle adeguarsi diventando, con un gesto riservato, cattolica romana. Per la verità, un po' papista lo era stata, per ragioni familiari, anche a Venezia, dove suo padre, Laudadio Grassini, era stato molto vicino al patriarca Giuseppe Sarto, futuro Pio x.

“Sta di fatto, però, che l'atto di battesimo di Margherita non si trova: né presso il vicariato di Roma, né presso la curia generalizia dei gesuiti di Borgo Santo Spirito, e neppure nella parrocchia di San Marco, vicina a Palazzo Venezia o in quella di San Giuseppe comprendente la via Nomentana dove la Sarfatti abitava. Ci resta solo un indizio per ritrovare la data eventuale del battesimo. Dalle agende di padre Venturi, si evince infatti che il 31 dicembre 1929, alle 11.30, il gesuita varcò la soglia di casa Sarfatti. Potrebbe essere stata quella la circostanza dall'amante del Duce per ricevere, senza alcuna pubblicità, il battesimo?”.'
===
La madre ebrea del fascismo: Margherita Sarfatti

Leone, Tremolada e Mane sulla Sarfatti

redatto da Alessandra Leone

« Tutti in Italia volevano dimenticare l’altra donna del Duce: i fascisti, perché era ebrea; i loro oppositori, perché era fascista; e la famiglia, perché diventò un imbarazzante fardello storico. Il risultato fu che la storia di Margherita Sarfatti scivolò via dai riflettori, insieme al ruolo centrale da essa avuto nel fascismo italiano e nella vita del Duce.
Oggi, più di 60 anni dopo che il dittatore fascista venne giustiziato, i discendenti della Sarfatti preferiscono considerarla come un’intellettuale e una mecenate, che lavorò affinché l’Italia prendesse le distanze dal pericolo nazista e che fu costretta a fuggire in Argentina quando Benito Mussolini attuò le leggi razziali. Non le hanno mai sentito parlare dei 20 anni in cui condivise la dottrina e il letto di Mussolini. Nè delle 1272 lettere che lui le scrisse in quegli anni, e che sono scomparse. … » (Saviona Mane) [1]

« Chi era Margherita Sarfatti? Come mai la sua figura è così poco conosciuta dal grande pubblico? [...] Margherita Sarfatti, da nubile Grassini, appartenne a un’ottima famiglia ebrea. Di grande e brillante intelligenza fu fin da giovane addentro alla politica. Scrisse su molti giornali, fu regista di un’esperienza artistica piuttosto importante per l’Italia, ma soprattutto fu amante del Duce e sua ispiratrice, poi ripudiata, per le questioni culturali ma anche per quelle politiche. Renzo De Felice, il più importante storico italiano del fascismo parlò con lei e ne trasse alcune considerazioni che per quanto non documentate lo portarono a supporre un ruolo molto determinante nella costruzione dei più importanti miti fascisti. » (Ilaria Tremolada) [2]

« Oggi siamo abituati a visualizzare il Mussolini ridicolo e pacchiano dei cinegiornali Luce, ma negli anni ’20 il look e le pubbliche relazioni del Duce erano curati da Margherita Sarfatti, una raffinata intellettuale ebrea, che aveva un grande prestigio anche come critico d’arte.
La Sarfatti era un genio delle pubbliche relazioni, e nel 1925 pubblicò in Gran Bretagna un libro biografico/apologetico su Mussolini, un libro che poi divenne un best-seller internazionale; in Italia venne pubblicato col titolo “Dux”. Il look del Mussolini versione-Sarfatti era tenebroso e aggressivo, e risultò decisivo per fare del Duce un mito mondiale. » [3]

Clicca per la versione AUDIO

« Quindi Margherita Sarfatti ebbe un ruolo, e neanche troppo marginale, nella storia contemporanea italiana, eppure è una figura pressochè sconosciuta. Su di lei è caduto il silenzio. Di fronte al suo nome, dice l’autrice di un saggio critico sulla storia della letteratura nel periodo fascista, il lettore di oggi è colto di sorpresa. Fino a pochi anni fa non esisteva neanche una sua biografia completa e coerente. Capire il perché di questo lungo esilio inflitto alla figura di Margherita Sarfatti è estremamente facile.

La spiegazione si trova naturalmente nella storia dei protagonisti del costume e della cultura di quegli anni così difficili per l’Italia. Schiacciata dall’avvilente esaltazione della potenza e virilità maschile, anche Margherita Sarfatti, come molte donne che avevano vissuto la loro maturità intellettuale e lavorativa durante il fascismo, era stata volutamente cancellata dalla storia.

In realtà, a ben guardare, la sua vicenda è diversa da quella di alcune delle scrittrici contemporanee, come Grazia Deledda, Sibilla Aleramo, Amalia Guglielminetti e Ada Negri, che per quanto sminuite e sottovalutate in epoca fascista, hanno però legato al loro nome una fortuna destinata a durare nel tempo senza soluzione di continuità. In modo più profondo la vicenda di Margherita Sarfatti è aggravata dal fatto di essere stata, e ciò non è poco, l’amante del Duce. Quest’ultimo, sul finire degli anni ’30, non solo tentò di negare il ruolo della bella Margherita nella creazione del fascismo, ma dopo l’alleanza con Hitler, stipulata nel maggio 1939, non tollerò più che tutti considerassero l’ebrea Sarfatti come fondatrice e asse portante della politica culturale del fascismo.

Così durante gli ultimi anni di dittatura ne fece una “non persona”. Complice di questo gioco infame, per salvare il suo onore e quello della sua famiglia, Margherita lasciò che ancora prima della sua morte il suo nome venisse disgiunto dai ricordi. Per un breve periodo, fino alla comparsa della Petacci nella vita del Duce, lei fu per tutti la protagonista della più lunga storia d’amore di Mussolini. Ma poi gli orrori della guerra e l’imbarazzo della sua famiglia per il coinvolgimento della figlia nella vicenda politica del fascismo, oltre al chiaro prevalere della figura della Petacci come amante storica del Duce, la fecero definitivamente seppellire negli angoli più remoti della memoria.

Dodici anni dopo la fine del fascismo, nel 1955, Margherita Sarfatti fece il suo ritorno come scrittrice prendendosi una piccola quanto inutile rivincita su Mussolini. Il suo libro Acqua passata, edito in quell’anno, non contiene la benché minima traccia del periodo fascista e degli uomini che ne furono protagonisti e per questo sembra la risposta, a partire dal titolo, al trattamento subito. » [2]

Nata l’8 aprile 1880 da Emma Levi (Emma era cugina di Natalia che sposò il critico letterario antifascista Leone Ginzburg e divenne la famosa scrittrice Natalia Ginzburg) e Amedeo Grassini, due ricchi ebrei della buona società veneziana, Margherita visse un’infanzia incantata tra le mura del palazzo di famiglia situato nella parte vecchia del Ghetto di Venezia.

« Nel 1894 la famiglia Grassini abbandonò il Ghetto vecchio per stabilirsi in una casa che rispecchiasse meglio il suo crescente prestigio. La nuova abitazione di Margherita fu palazzo Bembo su canal grande. Questa più degna sistemazione, che era appartenuta tra XV e XVI secolo al celebre storico e poeta nonché Cardinale, Pietro Bembo, venne rimessa a nuovo ed ebbe tra l’altro il primo ascensore di Venezia! » [2]

All’epoca del traferimento Margherita aveva 14 anni ed era un’adolescente straordinariamente bella, ma soprattutto straordinariamente intelligente e sicura di se. Nutrita con l’atmosfera culturale che si respirava nella sua grande casa sempre frequentata da illustri rappesentanti della cultura veneziana e italiana, Margherita conquistava gli ospiti di palazzo Bembo esternando preferenze e pareri tanto definiti quanto particolarmente impegnati per una ragazza ancora nel pieno dell’adolescenza.

« Quando aveva 12 anni le fu permesso di partecipare ad un’asta di oggetti d’arte dove acquistò un piccolo dipinto che più tardi sarebbe stato attribuito alla scuola di Guido Reni e che costituì il primo pezzo di una delle più grandi collezioni private d’arte in Italia. Poco dopo essersi trasferiti a palazzo Bembo, i genitori di Margherita decisero di assecondare la sete di conoscenza che la figlia aveva così bene esternato assumendo dei tutori privati. A quell’epoca era raro che le giovani donne di buona famiglia venissero incoraggiate allo studio della storia e della letteratura. In una cultura ancora profondamente maschilista nella quale gli uomini potevano chiedere il divorzio per adulterio ma le donne no, il futuro che si prospettava alle appartenenti al gentil sesso era semplicemente quello della cura della casa e della propria famiglia. » [2]

Già molto determinata a non seguire questo schema, ma soprattutto determinata ad imparare e a studiare ogni cosa, Margherita ottenne l’appoggio dei genitori che presero per lei tre tutori privati: Pietro Orsi, Pompeo Molmenti e Antonio Fradeletto. Essi diedero alla figlia dei Grassini un’educazione di qualità, ampiezza e vigore straordinari. Oltre all’attività accademica erano impegnati in politica e furono poi deputati e sanatori nel Parlamento italiano. Orsi giovane storico che si era occupato a lungo del periodo medievale poi abbandonato a favore della storia dell’Italia contemporanea, lasciò a Margherita un insegnamento che non avrebbe mai dimenticato basato sulla convinzione che il progresso sociale e intellettuale fosse specchio di una nazione almeno quanto lo erano le guerre e la politica.

« Molmenti era uno studioso della cultura veneziana e accostò Margherita all’arte pittorica e scultorea con l’idea che rafforzassero i valori civili. Sicuramente importantissimo, l’insegnamento di questi due ottimi tutori non quanto però Antonio Fradeletto che è da considerare come colui che modellò il sistema di valori della figlia prediletta di Amedeo Grassini. Laureato in lettere, critico e scrittore di teatro, noto conferenziere aveva persuaso il sindaco di Venezia ad istituire la Biennale come veicolo di incremento del turismo e del commercio. Il maestro instaurò con la giovane allieva un rapporto intenso, vivacissimo e per nulla univoco.

Copertina di "DVX" di M. Sarfatti (Mondadori)

Fradeletto la condusse nel mondo dell’arte e le fece scoprire le opere del critico Jonh Ruskin. Quest’ultimo divenne per la giovane Margherita e per la futura critica d’arte un irrinunciabile punto di riferimento. » [2]

Da lui imparò che la vera funzione del critico era spiegare gli ideali che sottendono a una creazione artistica piuttosto che lo stile o la tecnica. Oltretutto Ruskin indicò a Margherita la via dell’arte moderna e lei imparò fin da giovanissima ad apprezzare le audacie dei pittori moderni che condannavano l’accademismo.

« Dei classici che Fradeletto le faceva leggere apprezzò veramente solo Dante e la Divina Commedia che avrebbe consultato come un oracolo rivelatore nei momenti importanti della sua vita. Ma in generale le sue preferenze andavano alle opere moderne, in particolare quelle del romanticismo, che lei divorava. » [2]

I romanzi realistici di Balzac e Hugo le fecero conoscere le ingiustizie economiche e l’oppressione a cui erano soggette le donne e i deboli. L’incontro con George Bernard Shaw rafforzò queste idee che erano ormai delle convinzioni. Era questa l’epoca in cui scrittori e intellettuali denunciavano apertamente le convenzioni conservatrici trovando in Margherita Sarfatti una decisa sostenitrice.

La sua grande intelligenza nonché apertura mentale la portarono a interessarsi anche a scrittori irriverenti come Gabriele D’Annunzio, che ammirava tanto quanto Oscar Wilde. Insieme i due scrittori erano da lei visti come strumenti attraverso il quale “i perfidi anni Novanta tagliavano i ponti con la rigidità puritana del periodo vittoriano”. Arricchita da una formazione così vasta per quantità ma soprattutto per genere, Margherita si trovò però a dover risolvere il conflitto tra la cultura classica, che aveva appreso dai suoi maestri, e le teorie moderne che la sua mente vorace le chiedeva di indagare. Questo contrasto interiore era poi aggravato dall’ambiente famigliare piuttosto religioso.

I Grassini erano ebrei ma lei era cresciuta leggendo la Bibbia e i forti legami del padre con il mondo ecclesiastico le avevano mostrato con molta eloquenza le contraddizioni della morale cattolica. Fu a questo punto della sua evoluzione intellettuale che Margherita, ancora diciassettenne, incontrò la causa del femminismo e la teoria del marxismo. Il suo ingresso fra i socialisti italiani avvenne con la pubblicazione di un articolo su una rivista letteraria socialista di Torino.

« Il pezzo, che sarebbe stato il primo di tanti, era firmato “Marta Grani”. Margherita aveva coniato questo pseudonimo mettendo insieme la prima e l’ultima sillaba del suo nome e del suo cognome. Dopo la pubblicazione dell’articolo, che scatenò l’ira di Amedeo Grassini, Margherita fu accolta nella comunità socialista che subito la ribattezzò la “Vergine rossa” in onore a Louise Michel, femminista che nel 1871 aveva capeggiato la rivolta della Comune di Parigi, primo esperimento di attuazione delle idee socialiste. » [2]

Margherita si accostò al femminismo ma non del tutto. Margherita che cominciò collaborando con “L’Unione femminile”, una rivista edita a Milano e fondata nel 1901 da Ada Negri. È proprio da qui che inizia la presenza attiva e costante di Margherita Sarfatti all’interno della cultura e della politica italiana.

« Appartenente alla generazione ancora in bilico tra socialismo e liberalismo, la futura amante del duce fu un veicolo importantissimo con il quale l’Italia approdò ad una nuova visione del mondo, ovvero allo stato fascista. Al di là della discutibilità delle sue scelte è innegabile che il suo fu un ruolo storico di grande rilievo. 1902 i Sarfatti si trasferirono a Milano con i due loro figli: Roberto (che morì in battaglia durante la I guerra mondiale) e Amedeo. (…) Nella grande città lombarda Margherita cominciò a scrivere su l’”Avanti!”.

In evidente contraddizione con la loro fede socialista, Cesare e sua moglie vivevano in un bell’appartamento di via Brera e sostenevano una vita agiata a cui non mancava nulla. » [2]

Margherita era sempre impreziosita da gioielli costosissimi che Anna Kuliscioff, di cui divenne presto amica, non avrebbe mancato di notare, e aggiungiamo, disprezzare.

« La compagna di Turati apriva il suo salotto agli attivisti del partito, ma non impediva la presenza di intellettuali e artisti dissidenti come Marinetti.
La Sarfatti vestiva abiti di sartoria e gioielli costosi, non aveva mai voluto attenersi alle usanze delle donne del partito che le faceva apparire volutamente sciatte e proletarie, quali per la maggior parte non erano, e questo atteggiamento di Margherita, che sembrava dettato dalla vanità, non piaceva alla Kuliscioff che era sempre priva di ogni fronzolo puramente estetico. » [2]

Oltretutto, la Sarfatti non vedeva nel suffragio universale un’arma con la quale la donna potesse affermarsi nella società. Questa era invece la prima delle rivendicazioni dei circoli più impegnati, che non accolta, o almeno non interamente da Margherita, la ponevano quanto meno in una posizione particolare rispetto alle femministe più convinte.

Il rifiuto del razionalismo di stampo ottocentesco contenendo in se un forte irrazionalismo e il richiamo alla grande varietà di sfumature a cui esso rispondeva, riunì personaggi di diversa cultura ed estrazione come Prezzolini, Papini e Corradini che sarà il maggiore propugnatore del nazionalismo italiano.

« I primi due invece saranno protagonisti della creazione, nel 1908 de “La Voce” . La posizione antipositivista e anche antisocialista assunta da “La Voce” non dispiacque a Margherita. Nel progetto editoriale di Papini e Prezzolini, Margherita ritrovava l’importanza della partecipazione dell’intellettuale alla costruzione di una nuova società moderna. » [2]

Tutto questo nucleo ideologico costituì l’avanguardia del suo pensiero fascista che convisse con la militanza nel socialismo riformista, ma che in realtà era già presente e ben radicato perché proveniva direttamente dalla sua prima formazione.

È comunque attraverso le novità presentate da “La Voce” che Margherita si allontana dal socialismo e approda a una sua totale revisione in cui sono già presenti i germi del fascismo. Il punto chiave del passaggio è costituito dal sostegno alla causa della guerra con la quale avviene la sconfessione del femminismo, del socialismo, del pacifismo e dell’internazionalismo e l’aquisizione piena dell’idea di nazionalismo o italianismo.

« Il triennio ’12-’15 è fondamentale e segna il passaggio che è soltanto l’approdo a teorie compiute che hanno però la loro origine ben più addietro. Per questo è importante soffermarsi sulla formazione di Margherita, perché è da lì che provengono tutte le sue idee più innovative e moderne. (…) In quegl’anni fece la sua apparizione, sulla scena politica italiana e nella vita di Margherita, Benito Mussolini che ai tempi dell’intervento era già direttore dell’”Avanti!”. » [2]

Assunse questa carica il 12 dicembre 1912. Pochi giorni dopo Margherita andò nel suo studio al giornale per rassegnare le dimissioni: credeva che l’arte non potesse interessare il nuovo direttore, invece trovò un uomo disposto ad ascoltarla.

« Era uno dei loro primi incontri e Margherita rimase affascinata sopratutto”dall’energia compressa che emanava da lui”. Nel 1913 erano già amanti, ma c’era nel loro rapporto un misto di attrazione e repulsione. Per di più Mussolini trattava le donne con leggerezza, indifferenza e amava corteggiarle. Leda Rafanelli fu sua amante, con tutta probabilità, contemporaneamente a Margherita che aveva rimpiazzato la socialista Angelica Balabanoff. Comunque da quando Margherita entrò nella vita di Mussolini e fino al momento della rottura che si può più o meno collocare nell’anno 1932, il loro fu un sodalizio amoroso, ma anche e soprattutto culturale e in qualche modo formativo. Il primo capitolo della loro storia insieme fu la partecipazione attiva e fondamentale al movimento interventista italiano. » [2]

Partecipò al nuovo giornale un nuovo giornale fondato da Mussolini: il “Popolo d’Italia” che divenne la principale tribuna attraverso cui lanciare le forte convinzione che una guerra fosse necessaria per curare e restaurare la società italiana.

« A quel punto della sua vita, la “Vergine rossa” aveva 35 anni e una posizione che le era invidiata non solo dalle donne ma anche dagli uomini.
Era diventata uno dei critici d’arte più rispettati, il suo salotto in corso Venezia aveva assunto un carattere politico che ne rendeva fondamentale la frequentazione a chiunque sperasse o già avesse una qualsiasi posizione di rilievo. » [2]

Tutto ciò però non bastava a Margherita che, ambiziosa e assetata di potere, vedeva in Mussolini un mezzo con il quale raggiungere il suo scopo. Precisamente ciò che voleva era la creazione di una cultura nazionale ovvero di uno stile nazionale in arte e letteratura.

« Questo progetto si sarebbe realizzato solo nell’ambito di uno stato nuovo, che doveva avere i parametri di cui si è parlato sopra, e che lei pensava avrebbe trovato il suo artefice in quell’uomo giovane che “sembrava pronto a spiccare il volo” e che in questo volo avrebbe portato con sé Margherita innalzandola fino alle vette di quel potere che lei in quanto donna non avrebbe mai raggiunto da sola. La condivisione dell’ideale di stato nuovo portò i due amanti ad una complicità profonda.

Volendo precisare il ruolo di Margherita nella formazione del fascismo, che ella svolse in modo del tutto consapevole. La sua posizione di preminenza all’interno dell’alta società milanese la poneva nella condizione di poter, anche attraverso il suo frequentatissimo salotto, diffondere idee e convinzioni. Margherita sgrezzò il rozzo Mussolini e lo presentò legittimandolo alla Milano “bene”. Il suo sostegno al movimento violento fondato dal futuro duce fu fondamentale perché fece credere alla borghesia liberale che Mussolini fosse l’uomo giusto al momento giusto. » [2]

In altre parole, Margherita diede al fascismo la necessaria rispettabilità, quella rispettabilità che la borghesia milanese faticava a vedere nello squadrismo e nella brutalità del suo capo.

« Margherita fu importantissima anche per la diffusione del culto del duce, che ebbe in Dux, la biografia da lei scritta nel 1926 e autorizzata da Mussolini, la prima grande prova. Ma tutto ciò non basta a esaurire gli ambiti di intervento di Margherita. Infatti quest’ultima fu anche responsabile dell’ufficio stampa che forniva informazioni alla stampa estera, soprattutto statunitense. (…) Quindi fino al 1931-32 questa fu la parte che Margherita svolse. Da quell’anno però la ruota della fortuna girò in senso contrario per questa donna che venne soppiantata nel ruolo di amante ufficiale da Claretta Petacci.

I rapporti già tesi con il duce la spinsero prima al margine della sua vita privata e poi anche di quella pubblica. Ultimo atto del declino di Margherita fu l’emanazione delle leggi raziali in Italia, nel 1938. Questa legislazione dettata unicamente dalla necessità di tenere testa all’alleato tedesco costrinse Margherita, come tanti altri ebrei italiani, a lasciare il paese. Cacciata e ripudiata da Mussolini che le consigliò di far dimenticare più in fretta possibile il suo nome, la Sarfatti si rifugiò prima a Parigi poi nel sud America dove, già molto conosciuta e ammirata, visse fino al 1947. In quell’anno tornò in Italia e si rifugiò nella villa del Soldo vicino a Como dove poi morì il 30 ottobre 1961. Pochi anni prima di morire, nel 1954, liquidò la sua vita passata con Mussolini, che era già stata processata attraverso lo scritto Mussolini come io l’ho conosciuto, ritratto impietoso del duce ben diverso dal pomposo e artificiale Dux, vendendo il loro carteggio privato, costituito da ben 1272 lettere, ad un chirurgo plastico statunitense. » [2]
www.archivioflaviobeninati.com/2013/03/la-madre-ebrea-del-fascismo-margherita-s...
OFFLINE
Post: 2.588
Sesso: Femminile
15/07/2017 12:46
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

note varie appunti copie bozze


La Grande Scrittrice opportunista del Duce: Margherita Sarfatti

Come riportato sulla rete, nolti sicuramente non lo sanno ma Benito Mussolini ebbe
come amante, nemmeno tanto ‘’segreta’’ almeno fino alla fine degli anni ’30,
Margherita Sarfatti, donna dell’alta borghesia ebraico-sionista veneziana.
La Sarfatti, come propagandista, ha avuto un ruolo attivo nel coprire lo
sterminio dei popoli d’Abissinia ( 700.000 morti solo nel 1935 )

Mussolini non si alleò mai con Hitler.
Mussolini FU OBBLIGATO a allearsi con Hitler.
Quando Hitler mandò le truppe per annettere l'Austria solo noi
mandammo l'esercito,facendo desistere la Germania.

L'inghilterra e la francia pensarono solo al proprio egoistico interesse,
spaventati dal legittimo interesse Italiano nel mediterraneo e nell'africa settentrionale ed orientale.
Non a caso l'inghilterra dette addirittura il via ad una guerra mondiale per i propri interessi.
Quindi quando si afferma che Mussolini fece male ad allearsi con Hitler
si sbaglia in quanto non fu una scelta.

Per il resto Mussolini fu ed è l'unica strada per un'Italia civile,degna del proprio passato,
prosperosa,orgogliosa ed unita.
La pagliacciata democratica è funzionale solo per popoli mercantili,
spregiudicati,protestanti ed ipocriti come gli anglosassoni.

===============

La Grande Scrittrice opportunista del Duce: Margherita Sarfatti

Non sapevo che Ippolita Gaetani era addirittura sua nipote ed avevo fatto da bambinaia
al figlio Franceso ed era ancge amica di Maria Delfina che conosceva molte persone
influenti e che e' anche la seconda moglie del defunto Valentino Parlato, il quale
sembra abbia fatto da bravo oppurtunista anche lui, la sua fortuna
e carriera in Italia gestendo un giornale con i soldi ed offerte dei
contribuenti/compagni a cui veniva sempre chiesto il sostegno/sacrificio,
specialmente da parte dei lettori, e lui che usava il falso sacrificio di uno stipendio
uguale che serviva come facciata politica, al contrario degli altri compagni/lettori che
facevano offerte di denaro o sopportavano i blocchi/ritardi degli stipendi, se lo poteva
permettere perche' benestante ed appartenente alla crema della societa' e con mogli
influenti e con l'ultima svizzera e molto carina/colta/giovane, che sicuramente lo
aiutava a permettersi di vivere al centro di Roma, di mandare i figli nelle migliori
scuole, di vivere una vita agiata etc..
al contrario invece dei reali compagni che non possedevano certo i suoi agi
e le sue ricchezze od entrate alternative oltre quella propagandistica del
giornale Manifesto che era piu' uno strumento di propagande politiche
che un giornale di informazione, come lo sono i media e le tv attuali, venduti tutti
al potere del denaro controllato fin dall'inizio dei tempi, da capi politici che
anticamente erano alle dipendenze di quelli religiosi e penso che siano ancora connessi e
dipendenti uno dall'altro nei paesi considerati "civilizzati/evoluti" controllati dalle
loro tante prediche/ipocrisie/politiche raccatta fedeli ciechi o sostenitori, vitali per
le loro attivita' dove sempre o quasi sempre, nella vita reale, fanno il contrario
delle loro prediche/politiche/propagande, come imitato da tutti i vari guru/profeti/illuminati,
salvatori educatori della old new age anche loro in cerca di sostenitori per creare i loro
imperi fumandosi e bevendosi l'intelligenza, buona fede o spiritualita' dei fedeli/sostenitori...

Sono rimasta mearvigliata da quello che ho scoperto di questa tizia, che era
una scrittrice e donna molto colta, pronta a cambiare bandiera per poter
strumentalizzare tutto e tutti per i suoi egosimi e manie di grandezza della
sua ipotetica super razza che credeva migliore delle altre che bisognava dominare,
non come nei tempi biblici con carneficine di uomini/donne/bambini/animali/vecchi/lattati
promosse in nome del loro vecchio dio biblico che e' lo stesso della bibbia dei
crisitani/musulmani che possiedono le stesse identiche radici del dio della vecchia bibbia,
diramato nelle varie direzioni in competizione per risorse/terre/schiavi umani fin
dall'inizio dei tempi e tutto tramite gruppi preparati/indottrinati/riformattati per fargli
credere che erano i preferiti del dio che dovevano dominare/convertire/schiavizzare gli
altri popoli oppure distruggerli se rifiutavano la conversione come infatti fecero tutti e
3 i gruppi e tantissimi sottogruppi in cerca degli stessi poteri tramite l'utilizzo delle
religioni, potenti armi di controllo delle masse riprogrammate per sostenere i capi e per
spargere/potenziare il loro dominio tramite particolari aggregazioni religiose usate fin
dall'inizio dei tempi dagli umani controllati e sfruttati/strumentalizzati da sempre,
dal potere occulto/religioso che creo' tutte le strutture preimpostate in cui gli umani
debbono nascere, vivere morire secondo i copioni delle proprie culture/religioni e non
come essere liberi che hanno tutti gli stessi diritti e stessi doveri verso gli altri
esseri umani da amare/rispettare/aiutare, non perche' lo dicono le religioni, ma perche'
siamo animali umani che possono sopravvivere solo aiutandosi tra di loro, come le formiche
che sa sole non sono nulla, ma unite possono fare grandi cose ed infatti venivamo chiamati
uomini formica e facevamo grandi imprese sopra e sotto la terra, con citta', templi,
piramidi, ziggurats tutte pero' collegate ai poteri religiosi che controllavano e gestivano
tutto e mi chiedo quando sia cambiato oggi e se davvero la cosa sia cambiata o solo riadattata
all'uomo moderno con una intelligenza diversa e con percezioni differenti e strumenti differenti
da quelli usati nelle ere precedenti dove si apprendeva e tramandava il sapere con metodi
completmaente diversi e non certo nelle scuole e da fuori come si pratico' in seguito perche'
quei mezzi/strumenti vennero sempre piu' a mancare o vennero aboliti e rimpiazzati con altri
tra cui le propagande/prediche politico/religiose con cui riprogrammare e strumentalizzare
le masse di umani etc...come fanno oggi i politicanti imitando i capi religiosi che fingono
con tutto e con tutti perche' mai ci dicono o ci hanno detto la verita' su come e perche'
vennero cheate le tantissime religioni e da chi vennero create, e perche' hanno radici simili
disperse nelle varie direzioni...

Le documentazioni di questa ipotetica grande scrittrice fascista e mezza cristiana ed
amante di un uomo molto potente per convenienza e senza nessun rispetto che era sposato
e di conseguenza non si doveva trombare il corpo e la mente di uomini sposati per
i propri egosimi personali, tipici di molti artisti pronti a dire/fare di tutto con
tutti pur di poter emergere e farsi notare o fare carriera etc...come da incorregibile
natura umana che la cultura cela, ma non cambia, nasconde soltanto la vera essenza e
reali intenzioni degli esseri umani putroppo...

Segue con tanto di lettera di raccomandazioni di Ippolita Gaetani su carta intestata
della rai, dove naturalmente lavora anche uno dei figli, o forse due figli di
Valentino Parlato che si sono imbucati in quei posti grazie alle conoscenze politiche
che permettono agli italiani di fare carriera in fretta e queste sono vere e proprie
mafie tipiche degli italiani ma anche di ogni credo o movimento politico perche' tutto
il mondo e' paese ed il cambiare di natura e' un impresa troppo dura perche' e' e resta
dentro un animale/predatore/parassita egoista/menzognero/ipocrita, opportunista e
strumentalizzatore di sistemi e di altri umani...

E dietro quelle maschere illuosorie create per promuoversi, per accattivare/convincere e
strumentalizzare le folle, la vera essenza dell'uomo/bestia,
e' nascosta, nascosta, nascosta....




www.atuttadestra.net/wp-content/uploads/2017/02/sarfatti-margherita-233...


VALENTINO PARLATO...E IL FIGLIO SISTEMATO ALLA RAI...
PARLATO, Matteo...I COCCHI DI PAPA'..
italianiscostumati.blogspot.com/2012/10/valentino-parlatoe-il-figlio-sistem...

===
Mio commento facebookiano da sistemare/rettificare:

E questo e' un commento dedicato al piagnistero della morte di Valentino Parlato morto sembra addirittura di vecchiata dopo aver goduto della crema della vita per una vita, della "cioccolata" vip svizzera molto più giovane e carina della moglie che gli aveva sfornato due figli mi sembra, uno si chiamava Matteo e l`altro grande, non lo ricordo...vip giornalista benestante ed affascinante, con cui ha fatto una figlia a cui e' stato dato il suo stesso nome al femminile, ed ora innalzato al rango di eroe/martire/rivoluzinario e quanto altro paragonandolo persino al mio amico Giordano Bruno con cui gente come lui non ha nulla a che vedere, perche' ex direttore di un giornale comunista che non faceva e non fa informazione ma attivita' politica venduta alle masse, e la figlia piccola, la andavo a riprendere dalle suore sulla scalinata della trinita' dei monti a Roma, dove noi poveracci italiani accompagnavamo i figli delle famiglie benestanti/ricche che vivevano tutte al centro naturalmetne, crema della societa' di cui alcuni facevano addirittura attivita' politica sinsitra, ed era gente che lavorava nei media, nelle tv, nei giornali..gente che spesso fingeva con tutto e con tutti per arrivare ai loro scopi e davvero ne ho viste tante da adolescente, durante quegli anni nel mondo di questa gente vip che nella vita reale e' spesso l'opposto di quello che proietta fuori...ecco cosa ho risposto a chi addirittura divinizza Valentino Parlato e la figlia piccola di 3 anni a cui badavo, ricordo che un giorno quando ha visto il papa' in tv ed un primo piano del suo viso, e' scoppiata a piangere impaurita...andavo anche Sperlonga con altre creme della societa' che affittavano casa in quei luoghi, e noi bambinaie da sole badavamo a questi bei bambini dei ricchi, bambini super aiutati, super viziati, super protetti, (che oggi sicuramente fanno finta di non conoscerci o di non ricordarsi di noi) ed una delle poche persone decenti che non ci sfruttava, era Ippolita Gaetani, trasferitasi a via dei villini, che lavorava alla Rai e che mi fece anche delle referenze quando me ne andai all'estero..la peggiore sfruttatrice era la moglie dell'ex direttore del manifesto e non era certo una donna povera, ma pagava i contributi alla signora sicuramente straniera che le puliva casa, (dato che molti compagni sinistri preferivano gli stranieri secondo loro piu' affidabili degli italiani come mi sembra operi anche il venduto Benigni, diventato famoso con gli italiani per le sue merdate/ipocrisie/buffonate nei media strumentalizzando la sinistra per farsi avanti, e che offre lavoro a stranieri come ringraziamento e tantissimi altri compagni operan come lui nella vita reale assumendo stranieri per pagare meno tasse perche' ricevono piu' agevolazioni grazie al governo sinistro) ma a noi bambinaie figlie di poveracci come ci trattava parecchia di questa bella e brava gente??? Ecco alcuni spunti di vita reale e vergognosa che e' difficile dimenticare e copio un commento lasciato ad un acculturato/compagno sinistro che piagnucolava per la morte di questo tizio che ha fatto la sua fortuna/fama in Italia, strumentalizzando la buona fede e facile credulita' del popolo coglione che come sempre crede ai suoi predicatori/politicanti che fanno spessissimo nella vita reale, il contrario delle loro prediche raccata consensi, raccatta folle e pollame umano da spennare: copia: ma piantatela con patetici ed ipocriti piagnistei...non fate più informazione ma attività politica per strumentalizzare le masse e questo tipo l`ho conosciuto da vicino perché facevo la bambinaia a sua figlia ed ad altri ragazzini di famiglie benestanti che ci sottopagavano e sfruttavano, facendoci alla fine badare a mucchi di marmocchi insieme per la stessa paga tagliandoci i giorni di lavoro perche scaricavano a rotazione, lo sfruttamento abuso sulle altre bambinaie costrette a badare a gruppi di ragazzini per la paga di uno per far risparmiare denaro ai compagni sinistri che ci negarono persino la liquidazione trattenuta ogni mese sulla misera paga a nero e menomale che per professione fingevano di lottare per i diritti dei lavoratori quando nella vita reale erano i primi a sfruttare la classe povera e non mi dispiace che uno come lui sia morto di vecchiaia, ma mi dispiace che persino il manifesto, contattato ripetutamente anche tramite un fratello che ci lavora, ha come tutti i media, rifiutato di pubblicare od indagare la misteriosa scomparsa di Giorgio Terzoli uno dei piue grandi ricercatori italiani della precessione assiale e linguaggio madre od universale dell`astronomia alle radici di tutti i culti degli umani e chiave di lettura di molti miti...nessuno dei media ha indagato sulla sua misteriosa scomparsa taciuta ed ignorata da tutti i giornali tv in una sorta di compatto silenzio stampa sul suo caso però pubblicano la scomparsa di imbecilli fuffologi drogati di virtuale ed altro, come artisti falsi informatori, falsi ricercatori o gente del ripo Ade Capone deceduto con infarto dopo aver rifiutato di indagare la misteriosa morte del mio amico di ricerca Giorgio Terzoli, di cui anche lui come tanti ipocriti, fingeva di essere amico facebookiano...no, pagare per non essere informati e per essere presi per i fondelli con politiche e non con informazione pulita, non ha più


=======il duce=======da commenti vari di fb=========
Uno dei piu' grandi uomini della storia massacrato dal popolo per cui aveva dato la sua vita perche' i suoi oppositori lo strumentalizzarono con falsa informazione per usurpargli in modo barbaro/indegno/infernale il potere trucidando lui e tanti camerati suoi amici invece di farli divenire prigionieri politici, che avrebbero potuto usare l'intelligenza e la parola, per scagionarsi facilmente dalle insensate ed ingiuste accuse dei rivali usurpatoridel suo potere, bastardi corrotti dentro, ipocriti, falsi, opporutisti, sinistri traditori mentitori, che in seguito non fecero altro che distruggere in continuazione tutto quello che lui aveva creato per il il suo popolo...

Putroppo il nostro duce, il piu' grande uomo della storia, non esiste piu', e' stato assassinato e nessun politico o gruppo di politici e' stato in grado di fare per la sua gente, una decima parte dei programmi sociali da lui creati per il suo popolo ed in una sola vita, ha ricostruito una intera nazione mentre quelli dopo di lui, hanno lentamente distrutto tutti i programmi sociali per il popolo italiano, divorato tutte le risorse del paese ed infine ora lucrano con gli sranieri che vogliono usare per rimpiazzare il popolo italiano con un silenzioso genocidio olocaust degli italiani che non hanno avuto la fortuna di avere famiglie benestanti che gli hanno permesso di studiare e fare carriere, e loro hanno ottenuto lavori superiori/statali/politci etc.... che gli hanno permesso di coprirsi il culo e le spalle rubando la cortissima coperta degli italiani pveri/sfigati derubati di tutto da tutti ed imposibilitati persino di potersi difendere dalla criminalita' ormai in prevalenza straniera grazie al governo sinistro che ci lucra con mafie truffe commerci a spese degli italiani a cui invece viene negato e rubato tutto rimpiazzandoli lentamente e facendoli sparire nel piu' completo menefreghismo che il duce non avrebbe mai e poi mai permesso..........

Una delle sue amanti era ebrea, intelligentisima, istruita, ricca, calcolatrice, furba, gelosa opportunista e considerata parte della crema della societa' e non sapevo che era addirittura la nonna di Ippolita, per cui avevo lavorato da ragazzam e di viso, ci assomiglia molto alla nonna, ma per lo meno lei, era molto umana, forse la piu' generosa tra tutti i compagni sinisrti che invece ci sottopgavano/sfruttavano fingendo di lottare per i diritti dei lavoratori....Strani casi della vita e sicuramente quelle lettere della nonna, le avranno procurato olta notorieta', ricchezza, anche se dice di essere una compagna..una copagna molto ricca/benestante che appartiene anche lei alla crema della societa' mi sembra o no???Anche lei se ricordo bene si era messa con un uomo influente che faceva documentari per la rai e che aveva gia' un figlio e poi non so se sono restati insieme...ognti tanto, badavo a che a suo figlio francesco, ed quelli dei suii amici perche' avevo smesso di lavorare per maria delfina, la moglie di Valentino Parlato perche' molto delusa dal suo sfruttamento e trattamento...e Valentina, la figlia a cui mi ero affezionata, soffri' di questo distacco non voluto e causato dallo sfruttamento della madre tirchia e forse lo sono molti svizzeri per natura, non lo so...ma tutto con il beneplacido del marito che sulla carta faceva finta di lottare per i diritti dei lavoratori e mandava avanti un giornale con i soldi dei lettori costretti spesso a fare offerte per tenerlo aperto e direi che e' stato bravissimo a creare e mandare avanti un'attivita' ed a fare carriera con le chiacchiere e con i soldi degli altri ed i giornalisti sinisri, non facevano risparmi da bravi compagni, non prendevano gli autobus per spendere di meno e tagliare le spese, non si compravano un panino od andavano ad una pensione poco costosa, per loro bisognava avere tutto il necessario se ben ricordo e chi doveva pagarlo erano i lettori a cui veniva sempre richiesto di fare coleltte minacciando la chiusura..e' stato bravissimo a farsi una carriera con le chiacchiere e mandare avanti un'alttivita' con i soldi e sacrifici degli altri, perche' lui si poteva permettere di far finta di avere uno stipendio misero, perche' aveva ben altre entrate insieme alla moglie e viveva nella crema della societa' se ben ricordo...politicanti sinistri che non ho mai capito...


=====




Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi
Cerca nel forum
Tag discussione
Discussioni Simili   [vedi tutte]
Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 12:18. Versione: Stampabile | Mobile | Regolamento | Privacy
FreeForumZone [v.6.1] - Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com