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L'ancestrale culto dei palindromi e quadrati magici ad essi abbinati

Ultimo Aggiornamento: 24/10/2017 17:31
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24/10/2017 14:32
 
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Dio delle sacre arti, geometria/astronimia di cui nessun umano ne ricorda la reale natura/origine collegata con SIRIO/ORIONE e meteoriti delle grandi stagioni ad esso abbinate e considerate i nuovi figli del dio del cielo che si cibavano delle divinita' precedenti come Unas e tanti altri Dei cannibali o creature addotte/usate nel loro dna da queste forme parassite percepite dagli umani come divinita' fatte uomo etc.......

http://epochtimes.it/news/cipro-scoperto-antico-amuleto-greco-con-una-strana-scritta-palindroma/

Cipro, scoperto antico amuleto greco con una strana scritta palindroma

L’amuleto con la scritta palindroma rinvenuto a Cipro. (Marcin Iwan, Università Jagellonica di Cravovia)
3 minuti

Redazione Epoch Times Italia 22 gennaio 2015

Gli archeologi hanno portato alla luce un amuleto di 1.500 anni fa nell’ antica città di Nea Paphos, dell’isola di Cipro. Sul reperto è incisa una curiosa iscrizione palindroma – un testo che si legge in entrambi i sensi – così come diverse raffigurazioni che si ritiene rappresentino il dio egiziano Osiride, il dio del silenzio Arpocrate e un essere mitico dalla testa di cane.

Live Science riporta che la scoperta è stata fatta dagli archeologi nel corso del progetto Agora Paphos, riportando alla luce l’antica agorà (piazza principale) della città, ovvero quella che nel mondo antico era il luogo più famoso e importante per la venerazione di Afrodite.

L’Unesco scrive: «Paphos, che è stata abitata fin dal Neolitico, è stata un centro del culto di Afrodite e delle divinità pre-elleniche della fertilità. Il leggendario luogo di nascita di Afrodite si trovava sull’isola di Cipro, dove nel XII secolo a.C. i Micenei eressero il suo tempio che ha continuato ad essere utilizzato fino al periodo romano.

Il sito è una vasta area archeologica dove si trovano rovine di ville, palazzi, teatri, fortezze e tombe. Questi ruderi illustrano l’eccezionale valore architettonico e storico di Paphos e contribuiscono ampiamente alla nostra comprensione dell’architettura antica e dei modi di vivere e di pensare dell’epoca».

Paphos (Shutterstock*)

Paphos (Shutterstock)

L’ISCRIZIONE PALINDROMA

L’amuleto trovato a Nea Paphos che misura 3,5 per 4,1 centimetri, riporta su di un latoun’iscrizione palindroma di 59 lettere e sull’altro lato diverse immagini.

L’iscrizione in greco riporta: «ΙΑΕW ΒΑΦΡΕΝΕΜ ΟΥΝΟΘΙΛΑΡΙ ΚΝΙΦΙΑΕΥΕ ΑΙΦΙΝΚΙΡΑΛ ΙΘΟΝΥΟΜΕ ΝΕΡΦΑΒW ΕΑΙ (Iahweh è il portatore del nome segreto, il leone del Ra sicuro nel suo santuario)».

L’utilizzo dei palindromi si crede risalga ad almeno duemila anni fa e divenne popolare nel Medioevo. I Bizantini spesso incidevano sulle fonti battesimali il palindromo, «ΝΙΨΟΝ ΑΝΟΜΗΜΑΤΑ ΜΗ ΜΟΝΑΝ ΟΨΙΝ» (Lava i tuoi peccati e non solo la tua faccia). Questa pratica è continuata in molte altre chiese in tutta Europa, come ad esempio sulla fonte battesimale della chiesa di Santa Maria a Nottingham, su quella della basilica di Santa Sofia a Costantinopoli e su quella della chiesa di Santo Stefano d’Egres a Paris.

INCISIONI RAFFIGURANTI GLI DEI

Sull’altro lato dell’amuleto ci sono diverse immagini. Tra queste quella di una mummia che giace su una barca che si ritiene rappresenti il dio egizio Osiride. Secondo la mitologia egizia il dio degli inferi Osiride è stato ucciso da Set, dio delle tempeste, del disordine e della violenza, che rinchiuse Osiride in una bara e la gettò nel fiume Nilo. Dopo che il suo corpo venne recuperato da Iside, Set fece a pezzi il cadavere e lo gettò nuovamente nel fiume. Iside raccolse tutti i pezzi e fasciò loro insieme ricostruendo la forma del corpo. Sotto questa forma Osiride viaggiò verso il mondo sotterraneo a bordo di una barca e divenne il dio dei morti.

La simbologia relativa a questa storia era stata riscontrata anche su altri amuleti rinvenuti in precedenza, tra cui un talismano (clicca qui per aprire l’immagine) che raffigura Osiride come una mummia che sta in piedi di fronte a una barca di papiro.

Un’altra immagine incisa sul retro della amuleto è quella del dio del silenzio Arpocrate, che è mostrato seduto su uno sgabello con la mano destra davanti alle labbra. Arpocrate è il nome adottato dai Greci del dio bambino egizio Horo. Per gli antichi Egizi, Horo rappresentava il sole appena nato che sorge ogni giorno all’alba.

A statue of Harpocrates, god of silence, 1789, by Louis Philipe Mouchy. (Wikimedia Commons)

Una statua di Arpocrate, dio del silenzio, 1789, da Louis Philipe Mouchy. (Wikimedia Commons)

L’ultima immagine riscontrata sull’amuleto è quella di un cinocefalo, una creatura mitica dalla testa di cane che si manifesta tenendo una zampa davanti alle sue labbra come se stesse imitando il gesto di Arpocrate. Il cinocefalo divenne familiare agli antichi Greci dalle rappresentazioni delle divinità egizie di Hapi (il figlio di Horo) e di Anubi (il dio egizio dei morti).

A cynocephalus. From the Nuremberg Chronicle, 1493. (Wikimedia Commons)

Un cinocefalo, dalla Cronache di Norimberga, 1493. (Wikimedia Commons)

Ewdoksia Papuci-Wladyka, professore dell’Università Jagellonica che ha guidato la ricerca, ha detto a Live Science che le caratteristiche dell’amuleto suggeriscono che gli antichi abitanti di Cipro stessero continuando a praticare le loro credenze politeiste tradizionali anche dopo che il cristianesimo era diventata la religione ufficiale e che tali amuleti venivano utilizzati per proteggersi dal male e dai pericoli.

A Cipro il cristianesimo divenne la religione ufficiale nel V secolo d.C.. «Con il passare del tempo, le pratiche politeiste tradizionali (chiamate anche pagane) vennero fortemente limitate e vietate. Tuttavia alcune persone hanno continuato a praticare le vecchie credenze e ad adorare gli dei tradizionali», scrive il Live Science.

Ripubblicato con il permesso di Ancient-Origins.net. Leggi l’articolo originale.
Articolo in inglese: Ancient Greek Amulet With Strange Palindrome Inscription Discovered in Cyprus
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24/10/2017 17:31
 
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Le prime divinità fatte uomo praticavano tutte cannibalismo di vario tipo, sacrifici umani, smembramento immolazione assorbimento e trasmissione del potere tramite comuni macrabi rituali presenti sull'intero globo collegati ai culti fallici di enki

Dioniso sbranato dai Titani
SOCIETÀ Pubblicato il 07 GEN 2010 di FABIO GABRIELLI
L'orfismo è una particolare forma sapienziale dell'antica Grecia; nell'uomo è presente una componente dionisiaca, che ne attesta l'appartenenza agli dei.
L’orfismo, che si distende in un arco di tempo amplissimo, dal VI secolo fino al mondo tardo-antico, costituisce, all’interno della religiosità greca, una particolare forma sapienziale, ricca di suggestioni per lo stesso pensiero filosofico.

Al centro della spiritualità orfica troviamo la figura di Dioniso, catturato infante dai Titani, smembrato, bollito, arrostito e mangiato; solo il cuore fu salvato, per provvidenza di Atena, che lo portò ancora palpitante a Zeus. Quest’ultimo, per punizione, folgorò e incenerì i Titani, e, dal resto delle loro ceneri, nacque il genere umano.

Dal mito di Dioniso, gli orfici traggono tutta una serie di raffinate riflessioni antropologiche ed esistenziali sulla natura e sul destino ultimo dell’uomo. In pratica, nell’uomo, derivato dal “vapore” dei Titani, è presente una componente dionisiaca, che ne attesta l’appartenenza agli dei.
Detto in altro modo, l’orfismo presenta una visione dell’uomo caratterizzata da due componenti: il corpo titanico e corruttibile e l’anima dionisiaca immortale. Nel corpo alberga, infatti, una sorta di “scintilla divina”, un’anima immortale e destinata a tornare agli dèi, che vive la vita nel corpo in modo innaturale, doloroso, lacerante.

Scopo precipuo dei riti purificatori orfici è quello di liberare l’anima dall’esilio corporeo, una sorta di tomba o prigione per la “scintilla divina” dionisiaca, e reintegrarla al mondo degli dèi, cui appartiene per natura, origine e destino.

Si può, allora, affermare che due sono le valenze di fondo dell’orfismo:

un forte antisomatismo, un’esasperata concezione negativa della corporeità in genere; – una vibrante “nostalgia del Centro”, ovvero un lacerante desiderio di reintegrarsi al divino da parte dell’anima, imprigionata nel corpo e nel quale avverte in modo disperato il luogo dell’esilio e del momentaneo abbandono da parte degli dèi;
la metempsicosi, ovvero la credenza nella reincarnazione, nella trasmigrazione in altri corpi, secondo un “ciclo, una ruota delle nascite”, che sarà possibile interrompere, per riapprodare agli dèi, solo purificando l’anima, ovvero astenendosi da ogni rapporto e legame con il corpo (ascetismo, rinuncia a carne animale, ma anche ai vegetali, riti purificatori ed educazione alla musica, è la cosiddetta “vita orfica”).
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