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atti di bullismo

Ultimo Aggiornamento: 31/03/2024 14:31
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09/06/2017 11:58
 
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Quando i social network uccidono
adolescenti vittime di cyberbullismo
Quando i social network uccidono adolescenti vittime di cyberbullismo

Il video di Amanda Todd in cui annuncia il suicidio
Ragazze adolescenti e giovani omosessuali i più colpiti. Dal 2008 sono 41 i suicidi di minorenni in Stati Uniti, Canada, Gran Bretagna e Australia collegati al fenomeno del cyberbullismo. Ecco le loro storie
ROMA - Carolina, Amanda, Phoebe, Rehtaeh, Audrie, Felicia, Megan, Katie, Tyler, Kennet, Davidel, Ryan, Erin, Shannon. Sono solo alcuni dei nomi di adolescenti che negli ultimi due anni si sono tolti la vita spinti da una persecuzione via internet. Vittime del cyberbullismo: ovvero quando la potenzialità di internet si unisce con la tecnologia per diventare strumento di tortura.

TUTTI I DATI
Certo, nei casi di suicidio il bullismo elettronico "è solo un fattore tra molti: i ragazzi morti colpiti dal cyberbullismo erano nella maggior parte dei casi vittime di angherie anche nella vita reale e soffrivano di disturbi psichici, inclusa la depressione", spiega John C.Le Blanc, professore all’università Dalhouse di Halifax.

Tuttavia il fenomeno è in allarmante crescita: dal 2003 a oggi sono 41 solo negli Stati Uniti, Canada, Regno Unito e Australia i minorenni che si sono suicidati a causa del bullismo.

Le foto della vergogna. Storie così simili tra loro che vengono i brividi a leggerle. Soprattutto se pensiamo che dietro a esse ci sono giovani non ancora maggiorenni. E sorprende la raccapricciante cattiveria degli adolescenti ai danni di loro coetanei.

Amanda Todd, una giovane canadese di quindici anni, era stata convinta da un corteggiatore conosciuto su internet a inviargli alcune foto a seno nudo. Passa un anno e Amanda scopre che i suoi compagni di classe hanno visto le foto e iniziano a sbeffeggiarla e insultarla, pubblicando le foto sui social network.

Lei è sempre più isolata e trova conforto solo in un compagno di classe, l’unico a dimostrarsi comprensivo e a indignarsi per come viene trattata. Si innamorano e dopo un periodo di corteggiamento si incontrano per fare sesso. Ma quando esce di casa trova una piccola folla di ragazzi che la insulta: tra il coro di sbeffeggiatori c'è anche il presunto innamorato, che in realtà gli ha organizzato la trappola.

L’umiliazione per Amanda è troppo forte: interrompe qualsiasi relazione sociale, si droga e cade in una forte depressione. Finché non tenta il suicidio, ma viene salvata in tempo. La tragedia non scoraggia i suoi persecutori, che pubblicano su Facebook l’etichetta del farmaco da lei utilizzato, consigliandole la prossima volta di aumentare le dosi. Poche settimane dopo ottengono l’effetto voluto: Amanda pubblica su Youtube un video di addio e si uccide.

Gli aguzzini di internet. Felicia si getta sotto un treno nell'ottobre 2012 a Staten Island. Si scopre che i compagni di classe la tormentavano dopo aver registrato una conversazione in cui lei rivelava di aver fatto sesso con quattro ragazzi della squadra di football locale. Audrie Pott, si ubriaca a una festa fino ad addormentarsi sul letto. Tre ragazzi scrivono frasi oscene sulle sue parti intime, le fotografano e diffondono le immagini sui social network. E ancora: Phoebe Prince, tormentata su Twitter da alcune compagne di classe invidiose. Katie Webb, derisa per il taglio dei capelli e il modo di vestirsi. Rehtaeh Parsons, fotografata mentre fa sesso con un ragazzo. Dopo pochi giorni la sua pagina Facebook è sommersa da messaggi in cui sconosciuti la offendono e chiedono di fare sesso con lei.

Nessuna pietà sul web. A volte nemmeno la tragedia scoraggia i persecutori. Amanda Cummings, dopo mesi in cui è tormentata a scuola da alcuni bulli non ce la fa più e si fa investire da un autobus. La pagina Facebook creata dai genitori per ricordarla è invasa da commenti offensivi: la sua morte viene derisa con filatrocche, ingiurie e immagini. O il doppio dramma delle sorelle Erin e Shannon Gallagher. Erin si toglie la vita stanca degli insulti quotidiani che riceve sul web. Due mesi dopo Shannon si suicida perché non sopporta la perdita della sorella.

Nella storia di Megan si scopre addirittura che dietro gli attacchi non ci sono immaturi adolescenti ma alcuni adulti. Lei è una ragazzina problematica, perennemente a dieta, insicura, in cura per depressione. I vicini di casa vogliono prendersi gioco di lei e scoprire le sue confidenze: così creano un profilo falso su Myspace e iniziano un'amicizia virtuale con Megan, che non frequenta altri coetanei, per poi 'scaricarla' senza motivo: "Tutti sanno che sei una persona cattiva e tutti ti odiano. Spero che il resto della tua vita sia schifosa. Il mondo sarebbe un mondo migliore senza di te". E' un colpo durissimo per la fragile quattordicenne che si impicca nel bagno di casa.

Omofobia 2.0. Tyler Clementi, giovanissimo, omossessuale. Tutto inizia con un messaggio Twitter del suo amico Dharun Ravi: "Ho visto il mio compagno di stanza fare sesso con un ragazzo. Yeah!". L'account Twitter acquista in pochi giorni centinaia di follower tra gli studenti dell'università e Ravi promette di aggiornarli in tempo reale sui prossimi appuntamenti. A questo punto niente è più in grado di fermare la perversa fantasia del ragazzo e gli eventi precipitano: Ravi prima di lasciare la camera a Tyler accende il computer con la webcam attiva e trasmette in streaming le immagini su iChat. Quando Tyler scopre la verità è tardi: il video da giorni circola tra i computer dell'università. Il giorno dopo Tyler si uccide gettandosi da un ponte.

Stessa storia, stesso tragico finale: Kennet rivela a un amico di essere omosessuale, ma questi non mantiene il segreto e lo racconta ai compagni di classe che creano immediatamente una pagina Facebook per deriderlo, aggiungendo al gruppo gli amici di Kennet. Poi al giovane arrivano messaggi minacciosi da sconosciuti. Lui incassa senza avere la forza di reagire: "Mamma, non sai come ci si sente a sentirsi odiati", scrive prima di togliersi la vita.

L'indignazione in rete. Casi drammatici che hanno spinto la comunità del web a mobilitarsi in difesa delle vittime. Negli Stati Uniti, dopo il suicidio di Tyler, Joel Burns, consigliere di una città del Texas ha postato su YouTube un video in cui lancia un accorato appello: "Troppi giovani gay, ragazzi spaventati come lo ero io qualche anno fa, sono vittima del bullismo e decidono di togliersi la vita: a tutti loro voglio dire che le cose andranno meglio. Lo so perché io ci sono passato". Il video è stato visto in cinque giorni quasi un milione e mezzo di volte ed è stato commentato quasi 20mila volte. La storia di Joel, il suo racconto, le sue lacrime davanti a tutti sono state riprese da centinaia di articoli e da importanti network televisivi come la Cnn, la Cbs e la Abc.

A fare guerra ai cyberbulli, sono scesi in campo anche alcuni hacker di Anonymous, minacciando di diffondere l'identità dei persecutori online. E in almeno in un caso la tragedia è stata sventata in tempo. La quindicenne Kylie Kylem era perseguitata su Twitter da un un'identità segreta Bigjohn 666. Gli hacker hanno attaccato l'account, ripagando il cyberbullo con la sua medicina. Due giorni dopo BigJohn 666 si è arreso: "Non volevo fare male a nessuno... mi dispiace per quello che ho scritto. Sono uno str...".
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